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Premessa

Da metà settembre e fino al 3 dicembre ogni talk show politico, ogni emittente televisiva, ogni testata giornalistica ci sollazzerà con questioni sottilissime tipo competenze del nuovo senato e arrovellati confronti sullo status quo della Costituzione o impellenti e inderogabili necessità di un “tagliando”. Queste questioni sicuramente possono scaldare un 3-5% di popolazione. C’è quindi il pericolo che la stragrande maggioranza senta trascurati i propri problemi che saranno meno dotti, ma che riguardano la mancanza di un progetto per l’oggi, la mancanza di una prospettiva futura per sé e per i figli, la paura del diverso su cui l’opposizione è riuscita a far breccia. E questa presunta ”trascuratezza” potrebbe esser trasformata in rabbia verso il Governo con negative conseguenze verso i risultati del referendum Costituzionale. E attenzione anche alle lenzuolate di promesse elettorali che, se non credibili, potrebbero sfociare in una presa per i fondelli.

Francia o Spagna purché se magna”

Difficile pensare che l’essenza italiana di fondo cambi. Siamo in un Paese conservatore: 45% sono conservatori di destra; 45% di sinistra; 5% di centro. Resta un misero 5% di progressisti, eroi sulla carta ma in chiara minoranza.

Quattro secoli fa i politici di allora: duchi, conti, principi erano rissosi, miopi, invidiosi, gretti, incapaci di pensare ad un futuro di prosperità. Si appoggiavano all’una o all’altra potenza pur di salvare un minimo di potere. Allora fu coniato il proverbio ” Francia o Spagna, purché se magna” attribuito a Guicciardini, che era stato ambasciatore in Spagna, poi si era schierato con i francesi che promettevano un po’ di indipendenza alla penisola italiana.

Questa è la parte storica intellettuale, ma Guicciardini parlava una lingua forbita e la locuzione “Francia e Spagna purché se magna” fu pronunciata dalla casalinga di Voghera di allora e non è più cambiata. Come darle torto?

Secondo i sociologi la massa ragiona secondo la piramide di Maslow: in basso, occupanti una grande area, vengono i bisogni primari; il nutrirsi, l’avere un riparo, il fare figli; poi man mano si sale e i bisogni diventano più sofisticati, ma le aree occupate diventano più piccole. La piramide di Maslow, trasformata in politica, è destinata a far vincere le aree dei bisogni meno sofisticati perché sono più numerosi, cioè la massa.

Come è fatta la massa?

Il 52% ha il diploma di scuola media inferiore; questa % sale al 65% nella classe di quelli che vanno più a votare, cioè nella classe oltre i 50 anni.

La metà, negli ultimi 12 mesi, non ha preso in mano un libro; molti hanno difficoltà a capire una frase di media complessità. La cultura politica è quasi un’onta “tanto son tutti uguali”. Il guaio è che poi la massa genera voti che legittimano un governo.

Una volta c’erano gli ideali che bene o male hanno tenuto insieme gli italiani per 40 anni. Oggi la massa si sposta con facilità verso partiti che meglio possono interpretare i propri bisogni e addirittura “sposa” idee e movimenti mai prima sperimentati perché non crede che gli schieramenti tradizionali siano più in grado di offrirle il minimo: un decoroso presente, un futuro non angosciante. Appunto: Francia o Spagna……

Dove e come la massa costruisce le percezioni o la conoscenza?

le percezioni sono conoscenze che noi ci costruiamo principalmente da: media come televisione, carta stampata, radio. Da passaparola: un passaparolaio abile riesce a convincere una multitudine di persone. Da discorsi da Bar: la barpolitica sono concetti in libera uscita. Molte sono le fonti che spesso parlano di fatti specifici anche in assenza di elementi validamente riscontrabili. Si formano così delle convinzioni di massa basate spesso su fatti acritici e slegati dalla realtà. La massa poi legittima, attraverso il proprio voto, la classe politica.

Ora, a proposito di legittimazione, la massa non sempre ha dato prova di saggezza o di democrazia onesta e pesata. Nella storia il «popolo» spesso ha mancato di intelligenza politica, anzi si è dimostrato spesso più stupido dei singoli individui. Fu il popolo che al posto di Barabba sacrificò Cristo, e che era solito esser soddisfatto da panem et circenses. Più tardi fu ancora il popolo (le famose tricoteuses) che in Francia metteva le sedie in prima fila per veder rotolar le teste.

Ieri il popolo s’avviò speranzoso e convinto verso il massacro dell’ultima guerra legittimando col voto Mussolini, Hitler, Franco. Il regime di Erdogan è forse legittimo perché per «difenderlo» si sono mobilitati i muezzin delle moschee e in strada sono scese migliaia di persone?

Ma questo ci porterebbe lontano.

Di cosa ha bisogno la massa?

Tradotto in soldoni la massa oggi avrebbe bisogno di capire un progetto politico-economico di base, terra-terra, e di immaginare il futuro almeno decoroso in un medio periodo per sistemar se stessa e i figli.

In questo momento, e stando ai sondaggi delle agenzie più accreditate, tre sono i grandi problemi per la stragrande maggioranza del popolo: 1) Il tema della precarietà diventa il più acuto: 9 italiani su 10 lo considerano il più preoccupante e senza soluzione.2) Le difficoltà lavorative limitano l’autonomia dei giovani che restano con i genitori, non si sposano, non figliano. L’Italia invecchia.3) I flussi migratori destano la terza preoccupazione specie fra persone anziane e residenti in piccoli paesi dove si parla di invasione, specie di arabi e africani. Dei primi si temono anche attentati.

E invece cosa gli diamo?

Dottissime schermaglie tutti i santi giorni fra gli azzeccagarbugli che vedono abissali differenze nei destini d’Italia se il Senato debba restare così com’è (la forza del 95% dei conservatori!) o debba avere compiti più circoscritti in modo da non “disturbare” la Camera che legifera.

Battibecchi con la bava alla bocca di costituzionalisti (anche loro nel loro piccolo s’incazzano) che dallo schermo si tolgono a vicenda la parola per dimostrare che chi ha scritto la riforma costituzionale sia o non sia un piccolo Adolfo o Benito in pectore.

Perfino il Cardinale Ruini invita a sproloquiarne: “una riforma “assai controversa, che comporta cambiamenti “ancora non chiari. Da qui al referendum dovrà dunque svilupparsi un pacato ma profondo dibattito” (calma per l’amor di Dio).

Per non parlare dell’ambasciatore americano che giura di vedere un brutto destino per il nostro Paese se gli elettori non voteranno per il SI.

Poi c’è una masnada di politici inetti, che da sempre hanno fatto comunella con capitalisti indebitati con le banche, a cui lo status quo ha sempre portato vantaggi. Questi, nella loro ignoranza metodologica politica, non sapevano che le schede elettorali le prepara la Corte di Cassazione. Quindi, non appena hanno visto la scheda con cui il pubblico potrà entrare nelle urne “approvate il testo di legge……….disposizioni superamento bicameralismo paritario, riduzione numero parlamentari, contenimento costi delle funzioni istituzionali, soppressione del CNEL, revisione titolo quinto? SI-NO?” hanno cominciato a squittire contro il volantino pubblicitario scritto, secondo loro, da Renzi urlando al colpo di Stato e appellandosi a Mattarella per “a casa Renzi, elezioni subito”. Quando poi gli hanno spiegato che quanto sopra è stato scritto dalla Cassazione in modo autonomo hanno pensato che Renzi si sia “comprato” pure la Cassazione (informarsi prima no, vero?)

E tutto questo fino a domenica quattro dicembre.

E la casalinga di Voghera?

E la casalinga di Voghera con i suoi problemi economici per il presente e per il futuro, con i suoi figli che restano in casa perché non trovano lavoro, con le sue paure perché anche a Voghera sono arrivati i “diversi che rubano il lavoro agli italiani e preparano attentati?

Aprirà la tv, vedrà volti irosi, ascolterà urlatori che si rubano il microfono e non capirà nulla. Non capirà perché questi signori così ben pagati e da lei mantenuti parlino un linguaggio strano, così lontano dai suoi problemi di tutti i giorni. E così il vuoto che separa il cittadino dai politici diventerà sempre più profondo.

Non stupiamoci se poi o non andrà a votare o si rivolgerà verso nuove “sirene” non ancora sperimentate giacché da quelle conosciute non avrà avuto risposta. Molti diranno che s’illude, ma il voto e le motivazioni sono sue. Anche questa è democrazia.

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A questo punto non possiamo esimerci dall’immaginarci il panorama politico post referendum. Se vincono i SI, Renzi dovrebbe metter mano subito alla legge elettorale per smussare al massimo gli antagonismi del suo stesso partito.

Se vincono i NO, Renzi dovrebbe dimettersi, ma c’è qualcuno in grado di sostituirlo? Non Grillo che ha fatto cose straordinarie, ma non potrebbe sbandierare esperienza e sarebbe un salto nel buio, non Salvini, giovane Masaniello pieno di obbiettivi vuoti di strategia a cui va comunque dato il merito di aver resuscitato una Lega ormai spenta.

Il Berlusconi oggi punta su Parisi che ha buone possibilità di formare un partito di centro-destra moderato. Come ha previsto Carlo De Benedetti, ”insieme, Renzi e Parisi si accorderanno, ridimensionando la sinistra”,  restituendo Salvini al territorio immaginario chiamato Padania e attribuendo al m5s la funzione di un pungolante movimento “padronale” di opposizione.

Giorgio Casadio