NON LEGGETE QUESTO ARTICOLO

 

INTRODUZIONE

Chi ha detto che il reato non paga non conosce bene il rugginoso sistema giudiziario italiano, le burocratiche e rigide tempistiche, la forte possibilità di prescrizione, i ripetuti condoni, la mancanza di pene dissuasive, la possibilità di ricorrere fino alla Cassazione; oppure si riferiva a gravi delitti che interessano il codice penale.

Questo articolo non è istigazione a delinquere, anzi. Chi scrive è un osservante della Costituzione, ma osserva che, chi viola leggi civilistiche, ha molte probabilità di vivere in pace, e magari di guadagnarci qualcosa.  Molto raramente va incontro a pene effettive.

Molti anni fa, matricole di giurisprudenza a Pisa, di fronte al grande prof. Natoli, alla prima lezione sentimmo tuonare parole rimaste scolpite in mente a caratteri cubitali: “ragazzi ricordate che gli sgarbi legali, è meglio farli che subirli”

Capimmo più tardi il significato e la portata. Oggi ancora di più, dopo aver letto il saggio di Piercamillo Davigo a cui si ispira questo articolo copiato a chiazze.

 

COSTITUZIONE ART:2

“la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale”

Quindi ogni diritto implica uno speculare dovere e ogni dovere corrisponde ugualmente a un diritto di altri soggetti:

“Non uccidere corrisponde al diritto alla vita di altro soggetto”

“Non rubare corrisponde al diritto di proprietà”

“Non diffamare corrisponde al diritto alla reputazione”

etc.

Osservare la legge significa sostanzialmente rispettare i diritti degli altri. Per i Latini, sempre sintetici, si traduceva in ”Alterum non laedere”.

E chi ha più bisogno del rispetto delle regole?

Le regole tutelano soprattutto i più deboli. Chi è forte, potente e prepotente non ha bisogno di regole. Solo come esempio, Berlusconi pretese che la maggioranza del Parlamento Italiano giurasse che la virtuosa Ruby fosse nipote di Mubarak che neppure la conosceva. Le regole al potente Berlusconi servivano poco o niente.

 

NEI PAESI CON PIU’ LEGALITA’ SI VIVE MEGLIO?

Sul breve periodo potrebbe anche sembrare che violare le regole paghi. Infatti, vediamo autonomi dichiaranti ricavi annui da fame che viaggiano in Mercedes di lusso e Concessionari di Arenili con ombrelloni e sdraio da 2.000 € mese che fanno dichiarazioni in perdita, ma passano le ferie autunnali ai tropici in top resort con yacht al seguito.

Ma il frodare alla lunga conviene? In genere no, e non per un doveroso e religioso rispetto delle leggi, ma perché ci rendiamo logicamente conto che il sistema non può funzionare.

Facciamo un esempio: se il furto non venisse più perseguito, il numero dei ladri aumenterebbe fino a pareggiare il numero dei derubati. Il ladro paradossalmente, svolge una funzione di distribuzione di reddito: toglie qualcosa a chi ce l’ha e la tiene per sé o per altri.

Se però tutti ci mettessimo a distribuire o a tenerci reddito non nostro, senza che nessuno lo produca, moriremmo tutti di fame e nessuno potrebbe più rubare per conseguente mancanza di derubandi.

Lo stesso vale per altre forme di devianza come la corruzione o il crimine organizzato. Un sistema può funzionare se le violazioni delle leggi sono l’eccezione, magari un po’ troppo frequente, ma di certo non la regola.

 

PERCHE’ l’ILLEGALITA’ E’ COSI’ DIFFUSA?

Per quale ragione un comportamento probo, che dovrebbe essere ovvio, non è mantenuto e la gente mostra un’ampia propensione a delinquere?

La risposta è semplice: perché da noi esiste una subcultura italiota secondo cui a violare la legge e farla franca sono i furbi e a rispettarla sono i fessi. Ed è palese che la furbizia da noi è valutata il triplo e apprezzata il quadruplo dell’intelligenza.

Esiste poi una lunga tradizione che risale a prima dell’unità d’Italia, diffusa più in certe regioni, che afferma che non conviene osservar le regole perché non osservarle rende di più. D’altra parte, i frequenti condoni in materia edilizia, in materia fiscale, etc. sono atti attraverso i quali viene perdonato chi ha violato la legge senza apprezzabili conseguenze per il reo. E si tratta di un costume particolarmente frequente in Italia.

 

PAGHI UN DEBITO? FATTI FURBO! TI CONVIENE?

Se il debitore non adempie un’obbligazione, il creditore dovrà adire a vie legali perché venga riconosciuto il suo diritto. E che succederà?

Non è detto che il creditore riesca a dimostrare in giudizio il suo diritto a esser pagato.

Potrebbe dimostrare che i titoli di credito non corrispondono a verità.

Dovrà dimostrare che non sono vere tutte le giustificazioni che l’avvocato della controparte gli opporrà.

E in ogni caso dovrà rivolgersi a un avvocato che comporterà un costo che non è certo di recuperare al termine dell’azione legale. Se la cifra in ballo è limitata e non esistono prove schiaccianti, probabilmente meglio lasciar perdere.

Supponiamo invece che il creditore abbia prove certe e inoppugnabili: allora pazienza perché il giudizio comporterà tempi molto lunghi.

E non potrebbe esser diversamente visto il numero di cause civili aperte ogni anno in italia: ben 3.700 fra giudice di pace e primo grado.

Da noi i tempi medi di primo grado sono 532 giorni ovvero un anno e mezzo contro una media EU di 237 giorni.

 

PERCHE QUESTA ANOMALIA?

Semplificando, afferma Davigo, se un giudice ha un processo da fare e sono necessari adempimenti tipo testimoni, serie documentali, consulenze tecniche, il processo durerà 4 mesi come minimo.

Ma se quel giudice ha in carico 2.000 processi, le udienze potrebbero comportare la durata di quattro anni.

La vicenda non è ancora conclusa perché la parte soccombente potrebbe sempre appellarsi.

L’appello sospende l’esecuzione della sentenza di primo grado e in seguito sarà possibile il ricorso in cassazione.

Insomma, in certi casi passano dieci anni e il creditore potrebbe finire al Musocco prima della conclusione della causa.

 

PAGHI TUTTE LE IMPOSTE? O SEI OBBLIGATO O HAI BISOGNO DEI SERVIZI SOCIALI

Il partito di evasori di tasse si stima porti da 8 a 10 milioni di voti. Lo Stato creditore potrebbe fare la voce grossa, incrociare facilmente tutte le banche dati disponibili, ma i politici “consigliano” sempre un parlare a mezza voce con fare educato e suadente.

Se poi, malgrado tutto non paghi, stai tranquillo, prima o poi un condono si farà. E siccome molti obbligati a pagare per ritenuta alla fonte s’incazzano, gli cambiamo nome: lo chiamiamo pacificazione fiscale. Adesso sì che i “costretti” son contenti! In certi casi la vasellina è sempre stata apprezzata.

 

I VANTAGGI DI EVADERE

L’Evasore può giocare sulla probabilità di farla franca: passati 5 anni dalla commessa evasione, la violazione scompare.

Potrebbe capitare che a forza di evadere la fortuna probabilistica ti volti le spalle. Calma, nessuna paura; le sanzioni che il fisco può comminarti sono dolci e garbate: in genere il 15% dell’imposta evasa. Ma per il principio che la tegola difficilmente può cadere sulla stessa testa, l’evasione continua con ammirevole accanimento ad esser praticata.

L’evasione può essere anche un grave reato, ma occorre che il reo si faccia “beccare” con 300 mila euro in nero. Comunque, anche qui, relax, niente prigione. Solo in caso di recidiva con frode ti puoi fare solo qualche mese ai servizi sociali.

Per terminare senza turbare troppo gli evasori, si sappia che una certa Procura chiese qualche anno fa quante partite IVA avesse in carico il nucleo Regionale della Tributaria: 800 mila e ogni anno le verifiche erano circa 400. Ogni partita IVA aveva quindi la probabilità di esser verificata una volta ogni 2.000 anni!

 

MA, PASSANDO AL MENO FACETO, IL SISTEMA ITALIA, COI LADRI DI TASSE, SECONDO L’EURISPES PERDE 270 MD € ANNO. NEL FRATTEMPO, L’EVASORE STA USANDO LE NOSTRE STRADE ILLUMINATE E ASFALTATE, MANDA I FIGLI GRATIS ALL’ASILO E UTILIZZA I SERVIZI GRATUITI NEGLI OSPEDALI CHE ALTRI HANNO PAGATO PER LUI. QUESTI SI CHIAMANO LADRI.

 

PS: un grazie particolare al dr Piercamillo Davigo, il cui saggio ”In Italia violare la legge conviene” è stato un grosso faro.

 

Giorgio Casadio                         Roberto Portinari

 Giugno 2018