Carlo Bonomi

Carlo Bonomi, il nuovo Presidente di Confindustria

Franco Bernabé

nel suo ultimo saggio (edito a maggio 2020), afferma che occorre semplificare la vita delle imprese e degli imprenditori riportando l’attività normativa a livelli razionali, e ai princìpi essenziali. E, conscio del nostro particolare momento, si chiede anche quali saranno le risorse con cui il binomio Stato-Azienda del nostro Paese potrà attraversare questa tempesta.

Parole sagge di uno dei più importanti testimoni dei rapporti fra politica e impresa degli ultimi 40 anni.

Invece oggi questo binomio pare totalmente scisso e involuto in due “monomi” che non si parlano, anzi uno “ringhia”

La Confindustria è di centro?

Da sempre pende a destra. Solo il predecessore Boccia ha cercato di non inimicarsi la politica di centro sinistra, ma la base è sempre e comunque saldamente di destra. Certo, tempo ne è passato da quando la Confindustria di Emma Marcegaglia (con holding in Irlanda e in Lussemburgo causa tasse) nel 2009 “flirtava” col governo Berlusconi e gli imprenditori lombardi si spellavano le mani per applaudire il “coraggioso” Renato Brunetta che battagliava contro i fannulloni di Stato, e magari in salone ad applaudire c’era anche il 33enne Carlo Bonomi. E al governo si spiegava, guarda la fantasia, che siamo il Paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni. Oggi gli orfani di un Berlusconiano liberalismo pro domo sua non si spellano più le mani. E Carlo Bonomi, attuale presidente, non ancora eletto, ha cominciato a incornare il governo giallo rosso, in particolare Giuseppe Conte.

 Il physique du role ce l’ha.

Sguardo acuto e severo, abiti su misura della premiata sartoria Caraceni, labbra sottili da personalità decisa e autoritaria. Magari in privato riesce pure a sorridere. C’è anche la cultura e l’esperienza: ex bocconiano, piccolo imprenditore del settore biomedicale ed ex presidente Assolombarda.

L’attacco al Governo era meditato: nel giorno dell’investitura si è presentato con un programma di rottura con la stagione precedente, che sotto la guida dell’imprenditore salernitano Boccia, aveva visto l’associazione molto vicina alla politica.

Al contrario, Bonomi ha impostato la sua corsa all’elezione rivolgendo aspre critiche al governo e anche le sue prime parole sono rimaste coerenti con la posizione finora assunta: “dobbiamo affrontare con massima chiarezza ed energia la sfida di fronte a noi rispetto a una classe politica che mi sembra molto smarrita e non ha idea della strada che deve percorrere questo Paese”.

Speriamo di non esser tornati all’”l’imprenditore lamentoso”

Quello abituato a dare la colpa agli altri, una volta alla casta della politica, l’altra al massimalismo del sindacato. Mai a se stesso, agli scarsi investimenti — come segnala anche l’ultimo rapporto dell’Ocse sull’Italia — in innovazione o alla carenza di manager adeguati nelle singole aziende, se non addirittura ammettere che non sono i pensionati a mettere i soldi in paradisi fiscali e neppure sono i dipendenti a dislocare le loro attività dove il lavoro costa meno.

 Ma torniamo ai nostri giorni.

Tutti sappiamo che Confindustria ha un ottimo ufficio studi. Siamo andati a leggere le ultime ”previsioni per l’economia italiana” del rapporto del 31 marzo 2020:

Occorre tutelare il tessuto produttivo e sociale della Nazione con strategie e strumenti inediti e senza lesinare risorse in questo momento per garantire il benessere futuro. Occorre agire subito, senza tentennamenti o resistenze: altri paesi si stanno già muovendo in questa direzione. Nessuno conosce, ad oggi, la dimensione complessiva degli interventi necessari, che saranno comunque massivi e che saranno condizionali agli sviluppi sanitari ed economici. Ma a tutti è chiaro che solo mettendo in sicurezza i cittadini e le imprese, la recessione attuale potrà non tramutarsi in una depressione economica prolungata”

Discorso aulico, di nobile linguaggio, ma carente di strategia. Fanfani l’avrebbe definito: aria fritta piena di vuotume.

Ma andiamo al discorso di insediamento del nuovo Presidente Carlo Bonomi

Ecco delineati i nuovi obbiettivi di Confindustria:

  • incentivare la crescita degli investimenti pubblici per digitalizzazione, formazione, trasporti e infrastrutture.
  • un vero e proprio ribaltamento della macchina legislativa, burocratica e fiscale, (Forse voleva aggiungere lotta all’evasione, ma non l’ha detto).
  • riforma del lavoro in Italia, per la quale propone in particolare lo studio di nuove forme contrattuali. (Tradotto: licenziamenti facili sempre)
  • no a 10, 100, 1000 Alitalia. Perché il reddito e il lavoro a milioni di italiani possono darlo solo le imprese e i mercati, gli investimenti e l’equilibrio della finanza pubblica” (Come non esser d’accordo: bisognava spiegarlo a Berlusconi)
  • riduzione strutturale del maxi-debito pubblico, per rientrare nei parametri medi europei, e a una rivoluzione anche sul piano culturale, che sposi un modello basato sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica e ci metta in linea con gli standard internazionali.

Beh, ma sono gli stessi obbiettivi dibattuti da 30 anni. A parte Alitalia, fesseria ormai atavica ereditata da Berlusconi, bisognerebbe non solo elencare gli obbiettivi totalmente condivisi, ma delineare una precisa strategia fattibile per perseguirli. Come si usa nelle migliori aziende

 Poi il Carletto, sceso sul concreto, alla fine reclama 3,5 Md.

Che il Governo dovrebbe restituire: e su questo ha ragione anche se si è ridotto a volar basso. Si riferisce all’addizionale all’accisa sull’energia elettrica, abrogata nel 2012. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che le aziende che l’hanno versata hanno diritto alla restituzione di quanto versato nelle annualità per le quali non è scattata la prescrizione di 10 anni: il 2010 e il 2011 che ammontano a 3,4 miliardi.

Solo che ha sbagliato interlocutore. Glielo ricorda Gualtieri che dice di rivolgersi alle compagnie erogatrici di energia elettrica.

 Insomma da Confindustria ci aspettavamo una Ferrari

Abbiamo avuto un buon fuoristrada con tanta grinta, ottimo erede del celodurismo lombardo. Attendiamo la sostanza e l’abilità nello sciogliere i nodi economici di pertinenza di Confindustria. Il resto spetta alla politica la cui supremazia è scritta nella nostra Carta.

INCIDENZA ECONOMIA SOMMERSA

Economia Sommersa

Quello che spiace è che nei primi discorsi di Bonomi non appaia in tutta la sua gravità la lotta all’evasione fiscale e non ci sia alcuna presa di posizione di aziende che hanno dislocato produzioni all’estero o che abbiano scelto sedi legali in compiacenti paradisi fiscali. Secondo Eurostat sono molte. Ma è una dimenticanza non lieve, per chi è all’inizio e ha gettato colpe solo alla politica (che non è esente) quando sarebbe stato meglio guardare anche a casa propria.

Giorgio Casadio

21 giugno 2020